Museo Guttuso: il sindaco Cinque risponde a Carapezza “no ai diktat!”

carapezza patE’ guerra a colpi di dichiarazioni sui giornali sulla gestione del Museo Guttuso di Bagheria. Ieri il giornale “La Repubblica” pubblicava una accesa dichiarazione del figlio adottivo del maestro Guttuso, Fabio Carapezza, in merito alla chiusura temporanea del Museo su decisione dell’amministrazione comunale, ma sembra su intimazione dei vigili del fuoco per la mancanza di un certificato antincendio. Fra le motivazioni anche un guasto ad un impianto antifumo. Ma il prefetto Carapezza, interviene a gamba tesa soprattutto sulla gestione del Museo, lasciata ad consulente esterno del sindaco (n.dr. Adalberto Catanzaro) che, a detta di Carapezza, starebbe stravolgendo gli allestimenti e spostando quadri del maestro Guttuso, per fare spazio ad altri artisti.

A Carapezza risponde oggi il sindaco Patrizio Cinque, che in un’altra lunga missiva inviata a Repubblica lascia intendere che non prende ordini da nessuno.

Pubblichiamo entrambe le dichiarazioni

Dichiara Carapezzaprendo le distanze da questa gestione opaca del museo. Sono costretto a comunicare pubblicamente le mie preoccupazioni sulla gestione del Museo Guttuso. Preoccupazioni sempre crescenti, sorte con la prima chiusura del museo, nel 2014 (poi superata grazie alle diffide degli Archivi Guttuso), e avvalorate dalle decisione di cercare di esautorare sistematicamente il Comitato direttivo dai suoi poteri e dalle sue prerogative. Per di più, in un momento in cui l’assenza del direttore della Galleria, (mancante per inadempimento del Comune) dovrebbe portare ad avvertire l’esigenza di coinvolgere il più possibile il comitato, rafforzandone ruolo e attività.  Non si tratta solo della nuova chiusura del museo, la seconda in un solo mandato (inqualificabile dopo un anno di lavori e soprattutto dopo che inutilmente avevo invitato l’amministrazione comunale a consultare preventivamente i Vigili del Fuoco, sottoponendo loro il progetto); e neppure soltanto della mancanza di strumenti che consentano il controllo micro climatico delle stanze e della sicurezza fisica delle opere, esponendole a rischi di degrado. Si tratta anche di un’evidente assenza di trasparenza e legalità, derivante dal comportamento dell’assessore e del dirigente, che avallano o promuovono azioni contrarie alle decisioni assunte in quel consesso, unico legittimo organo di gestione del Museo.  Mi riferisco in primo luogo all’allestimento del Museo, curato dalla Dott. ssa Dora Favatella Lo Cascio, il cui piano espositivo è stato condiviso dagli Archivi Guttuso e dall’amministrazione comunale, approvato dal comitato direttivo, e infatti, mostrato alla stampa e al pubblico in occasione della riapertura. Tale allestimento infatti viene progressivamente smantellato su ordine di un gallerista locale, consulente del sindacoche ha avuto il compito di occuparsi del Museo, salvo poi essere esautorato da tale compito, solo sulla carta, in seguito alle diffide degli archivi Guttuso preoccupati dall’inevitabile conflitto d’interessi esistente tra chi si occupa di arte per motivi ideali e chi dell’arte fa mercato. L’allestimento è un progetto complessivo coerente che non può essere modificato senza un progetto alternativo, soprattutto in un museo territoriale e complesso come il Museo Guttuso, dove diviene la esplicitazione visiva di un pensiero che riesce a tenere insieme le diverse anime di Bagheria: la tradizione ottocentesca con l’avanguardia, il carretto dei Ducato con la fotografia di Tornatore, il manifesto Cinematografico con la scultura l’edicola. Nonostante ciò, senza alcuna approvazione del comitato, a far data dalla presenza il loco del mercante d’arte, si è dovuto assistere ad una solerte attività dell’assessore e del dirigente coerentemente volta a portare a termine un’ infaticabile compito demolitorio, nel corso del quale sono state fatte rimuovere decine di opere, per far spazio ad artisti e quadri (per logiche oscure) in quel momento da valorizzare, spesso cadendo persino nel ridicolo , come nel caso dell’opera di Madè, che prima spostata è stata rimessa frettolosamente al suo posto (con non poche conseguenze per l’immagine del Museo e della sua affidabilità nei confronti dei prestatori/donatori).  Non meno incredibile è ciò che sta accadendo a proposito di mostre e progetti presentati (e inevitabilmente bocciati) nell’ultimo comitato direttivo privi di un progetto scientifico (probabilmente perchè retti da logiche che di scientifico hanno ben poco), e senza un elenco dei quadri da esporre. Per di più pretendendo di realizzare il tutto nel piano nobile del museo,  (che per precisi obblighi  in capo al Comune può ospitare solo e soltanto il Museo Guttuso), smantellando i quadri appesi e calpestando leggi e contratti. Le scelte (tutte) che stanno caratterizzando l’amministrazione comunale bagherese a proposito del Museo Guttuso risultano gravi a tal punto da far pensare che siano volute provocatoriamente rivolte a perseguire un unico obiettivo, quello di avere campo libero, cercando di liberarsi della presenza di chi è preoccupato ad assicurare il rispetto della legalità e della trasparenza, del nome e dell’immagine del Museo Guttuso e delle sue opere, del messaggio culturale che il Museo Guttuso è in grado di assicurare se sapientemente gestito.  Voglio sia chiaro che prendo formalmente le distanze da questa gestione opaca, appesantita dal conflitto d’interessi derivante dalla presenza di un gallerista.  Come pure non posso accettare di sentire dire che se faccio tutto questo è perchè voglio portare via questo o quel quadro. La verità è l’esatto opposto, intervengo perchè credo che il Museo sia un patrimonio da salvaguardare , tutelandolo da chi vuole metterci sopra le mani. Un patrimonio che desidero ardentemente rimanga a Bagheria, accanto alla tomba del mio padre adottivo. Il  che presuppone solo ciò che dovrebbe essere davvero facile fare: rispettare la legge e gli accordi, nella convinzione che il rispetto della legalità non sia soltanto uno slogan da usare , ma una frase ricca di veri e importanti contenuti che non possono prescindere dalle condotte che noi tutti teniamo”.

 

 

Dichiarazione risposta sindaco Patrizio Cinque

“Quella che pensavamo fosse una gestione dettata da una comunità di intenti sembra si sia trasformata in una lotta a colpi di articoli di giornale. Preciso subito che la  sospensione delle visite per un mese, per  sistemare un impianto che non era stato oggetto di intervento, guastatosi in seguito, non è una chiusura. Lo scopo di questa amministrazione è stato quello di intraprendere un percorso di miglioramento  che proietterà Bagheria con il suo Museo nel consesso nazionale ed internazionale dell’arte contemporanea. Così deve leggersi la nomina di un consulente  a titolo gratuito, fortemente contestata da parte degli archivi Guttuso, che non è diretta alla gestione ma è una consulenza tecnica. Un gallerista non potrebbe collaborare con un museo poiché guidato da logiche di mercato? La ritengo un’interferenza nelle scelte politiche, e non sarebbe neanche la prima volta, se pensiamo che l’ex direttrice fu nominata assessore dalla precedente amministrazione, subito dopo il pensionamento,  proprio su indicazione dello stesso Carapezza. Inoltre è nota la collaborazione tra Musei e Gallerie private: solo per citare un esempio famoso si pensi al lavoro fatto dal gallerista Lucio Amelio al museo Capodimonte di Napoli. Parlare di logiche di mercato è alquanto vago anche perché  è chiaro che il prestigio di un museo è dato anche dal valore della collezione che possiede e dalla fama degli artisti che espone: stiamo dicendo dunque che non ci interessa esporre artisti della qualità di Turi Simeti, esposto alla Galleria Nazionale, al Museo del 900 ed al Museion? Le logiche definite “oscure” che guidano la richiesta di donazioni di opere sono  finalizzate a rendere il Museo Guttuso più competitivo, dando contemporaneamente maggior lustro all’artista che merita di stare al fianco di altri grandi e non è certo diventato famoso perché è rimasto un’artista “territoriale”. Tralascio le accuse di mancanza di trasparenza e legalità che sarebbero solo da far valutare ad un avvocato, ogni atto di rilevanza pubblica è pubblicato sul nostro albo pretorio online. Alcune delle opere sono state spostate per collegare i totem e liberare spazi, visto che l’allestimento è stato fatto senza curarsi delle norme di sicurezza che prevedono di lasciare visibili estintori e indicazioni di vie di fuga.  Preme inoltre sottolineare che nessun progetto di allestimento è stato approvato dal Comitato Direttivo, come dimostrano i verbali. Le scelte appaiono opache quando si è assenti e perfino irreperibili telefonicamente. Rispetto alle mostre è stato presentato un programma chiaro: tre collezioni e tre mostre incentrate sulla media art, ma il dibattito si è fermato sulla mostra di Schifano che prevedeva l’esposizione della collezione del Comune di Gibellina, 10 opere dipinte in loco dall’artista. Schifano era un contemporaneo di Guttuso;  la donazione bagherese comprende appunto uno Schifano degli anni sessanta ed un ritratto di Guttuso, ciò  dimostra la collaborazione che c’era tra i due artisti. Una mostra di grande prestigio a costo zero per le casse comunali. Ci aspettavamo collaborazione per rilanciare il museo e abbiamo incontrato solo ostacoli. Noi andremo avanti comunque per promuovere il museo a livello internazionale, dando lustro alle opere di  Guttuso ma cercando di favorire gli scambi culturali ed artistici in maniera innovativa e scientifica, in tutto ciò non possiamo essere schiavi o sottostare a diktat di nessuno se non ragionando insieme per il bene della città di Bagheria unica vera proprietaria di questo museo”

 

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