di Manlio Schiavo
Il riferimento è all’editoriale di Angelo Panebianco, pubblicato sul Corriere della Sera, il 02 Ottobre u.s., che, ipotizzando un eventuale prossimo governo 5Stelle/Lega, si chiede come si dovrebbe giudicare un tale governo, se di destra o di sinistra, e “…quale sarebbe il giudizio di coloro…che credono che l’unica cosa che conti in politica sia distinguere «la sinistra» dalla «destra»…” considerato che, come si legge nell’occhiello, queste sono “categorie scomparse” e, come si ribadisce, con una certa attenuazione, nel titolo di riferimento (a p. 30), “…sono categorie arrugginite”, il cui utilizzo “…confonde, disorienta”.
Il professore Panebianco ritiene invece necessario ricorrere ad altro criterio: “…la distinzione fra amici e nemici della società aperta (o libera)”, sostenendo che “…questi due gruppi, pur diversi per vari profili, sono accomunati dalla ostilità per la società aperta”. E dopo aver addotto, a sostegno di questa affermazione, qualche esempio riferito a posizioni assunte dai due schieramenti nel campo dell’economia, arriva alla conclusione: “ Una società chiusa come quella prefigurata dai discorsi e dalle scelte di quei partiti sarebbe democratica e illiberale”.
Ora, con tutto il rispetto per il punto di vista del professor Panebianco, a parte il fatto che quei due partiti, in particolare il Movimento 5Stelle, sembrano caratterizzarsi per una visione abbastanza “liquida” della prassi politica, avendo dato ampia prova di scelte ondivaghe e fluttuanti, dettate dall’interesse di in-seguire le esigenze “malpanciste” o “anti-politiche” dei cittadini elettori; è proprio sicuro che l’adesione ideologica ad una società “aperta” o “libera” costituirebbe elemento necessario e sufficiente a determinare un giudizio favorevole ad una parte politica o, addirittura ad un governo di più parti, quale potrebbe risultare dall’alleanza PD-Forza Italia? E che cosa si deve intendere per “società aperta (o libera)”, espressione che corre il rischio di una forte astrattezza, a meno che non si traduca, più in concreto, in una società caratterizzata da un’ideologia liberale o, nei suoi risvolti più attuali, dal neoliberalismo capitalistico (e ‘conservatore’) dove, per dirla in estrema sintesi, tutto “…deve essere, in primo luogo, discusso in termini economicistici, che diventano l’unico fondamento di ogni ragionamento politico ed etico…perché si basa sul rigetto della logica politica in favore di quella economica delle leggi del mercato.” [Norma Rossi].
Ma, se così è, siamo proprio sicuri che, al di là di quegli specifici schieramenti politici, Lega e 5Stelle, a cui fa riferimento Panebianco, le scelte degli altri partiti -PD e Forza Italia- si muovano in direzione di una società ‘aperta’ e liberale? Non sembra proprio, alla luce di alcune semplici osservazioni.
Prima osservazione. “Sappiamo bene che l’Italia è…un paese profondamente illiberale. Bisogna letteralmente combattere per strappare stracci di diritti civili, corrispondenti all’autonomia della persona (tutto quello che riguarda la procreazione e il morire con dignità) o alla pari dignità e al divieto di discriminazioni (unioni gay, libertà di vivere pubblicamente secondo i propri orientamenti di genere….” (Roberta De Monticelli,in www.libertaegiustizia.it/2015/03/16/lideale-e-ilreale-riflessione-sullabuso-di-potere/≠comments).
Seconda osservazione. In una società ‘aperta e liberale’, può valere solo l’affermazione, pur fondamentale dei diritti? A tale riguardo, piace riportare alcune considerazioni non recentissime ma ancora, purtroppo, attualissime: “Senza uguaglianza, la libertà vale come garanzia di prepotenza dei forti, cioè come oppressione dei deboli…Senza uguaglianza, i diritti…per coloro che stanno in alto, diventano privilegi e, per quelli che stanno in basso, concessioni o carità. Senza uguaglianza, ciò che è giustizia per i primi, è ingiustizia per i secondi. Senza uguaglianza, la solidarietà si trasforma in invidia sociale…Senza uguaglianza, il merito viene sostituito dal patronaggio, le capacità, dal conformismo e dalla sottomissione…senza uguaglianza, la democrazia è oligarchia…Quando le oligarchie soppiantano la democrazia, le forme di quest’ultima (il voto, i partiti, l’informazione, la discussione, ecc.) possono anche non scomparire, ma si trasformano, anzi si rovesciano: i diritti di partecipazione politica diventano armi nelle mani di gruppi di potere…spesso sotto la copertura di parole invariate (libertà, società, diritti, ecc.)….; è molto diverso se l’uguaglianza è accantonata, tra i ferri vecchi della politica o le pie illusioni, oppure se è (ancora) valore dell’azione politica…Se si accetta tutto ciò (n.d.r. : la mancanza del valore dell’uguaglianza) viene per conseguenza…che nel campo dei diritti sociali, la garanzia pubblica sia progressivamente sostituita dall’intervento privato, dove chi più ha, più può. Né sorprende che quello che la Costituzione considera il primo diritto di cittadinanza, il lavoro, si riduca a una merce di cui fare mercato. Analogamente, anche l’organizzazione del potere si sposta e si chiude in alto. L’oligarchia partitica non è che un riflesso della struttura sociale.” ( G. Zagrebelsky, in la Repubblica, 26-11-2008).
Non si può non ammetterlo : “ Lo smontaggio dello Stato, la distruzione del pubblico e la negazione sistematica di pressoché tutti i princìpi fondamentali della Costituzione sono da imputare al PD almeno quanto a Forza Italia….Arrivati a Renzi, il problema non è stato il “personalismo” (pure odiosamente pervasivo): ma la definitiva distruzione dei diritti dei lavoratori (Jobs act), la spallata finale alla scuola pubblica (la Buona Scuola), la mazzata inflitta all’Ambiente (lo Sblocca Italia, di Maurizio Lupi), la mercificazione completa del patrimonio culturale e la fine della tutela (la “riforma” Franceschini) e via elencando.( Tomaso Montanari, in il Fatto quotidiano, 03 Ottobre 2017).
Rispetto a tali impietose e, purtroppo, incontestabili analisi, siamo ancora sicuri che basti quel criterio suggerito dal professore Panebianco? O che, in ogni caso, quel giudizio negativo riferito a Lega e 5Stelle non debba necessariamente essere esteso anche a PD e Forza Italia?
Forse, più convincente ed ancora più efficace risulta fare “ricomparire” le “visioni del mondo” della Politica, con l’utilizzo delle categorie, per niente affatto “arrugginite”, di Destra e di Sinistra, che, di fronte alla realtà della politica dell’oggi ( e del domani), possono chiarire al meglio le “ …due idee diverse di politica, intesa nel suo più alto significato di esprimere differenti modi di concepire e gestire il vivere insieme” [Norma Rossi*]. La stessa studiosa citata suggerisce, a tale proposito, di “… guardare oltre la Manica: dopo più di un decennio, è tornato il dibattito politico in Inghilterra. Lo scontro tra due opposte visioni e ideologie è di nuovo al centro della discussione… mentre Jeremy Corbin fa appello alla creazione di un nuovo socialismo, Theresa May si vede costretta a rivendicare il mercato come un agente centrale per il progresso umano nella storia. Il punto centrale non è ignorare l’economia (tutt’altro) ma sostenere una diversa politica economica in cui il mercato viene sottoposto al dibattito politico e non la politica piegata a logiche di mercato…Guerra di classe? Non del tutto esatto, perché la guerra Corbyn l’ha dichiarata non a specifici gruppi della società ma alla struttura del neliberalismo che sostiene queste ineguaglianze (n.d.r.: tra i molti sottoposti che non hanno nulla o quasi, e i pochi che hanno tutto) facendo finta, allo stesso tempo, che esse obbediscano e riflettano ineluttabili leggi di mercato. Chiunque riconosca questa ingiustizia strutturale può riconoscersi nel progetto Corbyniano” [Norma Rossi*].
Ed è intorno a questa concezione del mondo –definibile con chiarezza “di sinistra”- che, anche in Italia, anche in Sicilia, può e deve rinascere un impegno “forte”, capace di ri-mobilitare entusiasmo e passione tra i “delusi” e gli “sfiduciati”, specialmente tra i giovani, rimettendo al centro della politica i luoghi della società che maggiormente hanno bisogno di attenzione, di cura sollecita e intelligente, di reale inversione nel fare e di definitiva rottura di vergognosi compromessi: ”i luoghi della povertà e della disperazione, della mancanza di lavoro e di possibilità d’impresa, dell’emarginazione e della discriminazione, della malattia, dell’handicap, degli anziani senza sostegno, delle famiglie dove esistono malati di mente e sono lasciate a se stesse, del degrado ambientale” (G. Zagrebelsky, in la Repubblica, 25/02/2015), dell’illegalità e della incultura mafiosa, dello sfruttamento “clientelare”, del potere inteso come unico fine e non come continuo servizio per il bene comune.
Una “buona” politica di Sinistra, preso atto che “ il PD è un partito che da tempo non ha nulla a che fare con la sinistra” (T. Montanari, cit.), non può che richiedere e promuovere più democrazia, più partecipazione, più aperture ai bisogni sociali di chi meno conta nella società e più ha diritto di contare nelle istituzioni.
Una “buona” politica di Sinistra, non può non rendersi conto che “al rifiuto della politica, sempre più marcato, si debba rispondere proprio progettando forme di coinvolgimento più diretto che diano ai cittadini la consapevolezza che dalla politica possa venire un valore aggiunto che incontra i loro diritti e i loro bisogni..” (S. Rodotà, in la Repubblica, 28/12/2013).
Non si può non concordare sul fatto che alle prossime elezioni, anche a livello regionale, “ ci saranno tre, diverse, destre: quella padrona del marchio, i 5Stelle di Di Maio [n.d.r.: e di Cancellieri] e il Pd di Renzi. Una Sinistra che voglia rovesciare il tavolo dello stato delle cose non può non allearsi con nessuna delle tre…ma se ci si divide tra chi vuole lasciare tutto così com’è, e chi vuole invertire la rotta, non è uno scandalo, è onestà intellettuale…” (T. Montanari, cit.).
E per onestà intellettuale non possiamo non riconoscere che questa “buona” politica di Sinistra, che vuole “invertire la rotta”, si identifica nell’impegno di Claudio Fava, “scandalosamente” coerente e libero.
A noi cittadini il compito di sostenerlo con consapevolezza, responsabilità e passione.
[Norma Rossi * (Ph.D), Senior Lecturer in Defence and International Affairs, Royal Military Academy Sandhurst, UK. ,in micromega –online/una-bussola-per-la-sinistra-italiana-forse-si-trova-in-Inghilterra, 03 ottobre 2017. ]