Alla luce dei risultati delle recenti elezioni politiche regionali, pare opportuno proporre alcune considerazioni in merito, che non vogliono essere né particolarmente originali né particolarmente “tecniche” o da specialisti, ma che possano servire come stimolo alla riflessione per il nostro impegno “politico” quotidiano, sia esso individuale, sia espresso in forme associate e condivise.
Per i prossimi cinque anni, dunque, il governo della Sicilia sarà retto da una ben definita coalizione di Centro-Destra, forte di una maggioranza della metà più uno dei deputati, a guida di Nello Musumeci, già Presidente della Commissione Regionale Antimafia e politico di provata esperienza. A prima vista, le condizioni sembrano tutte favorevoli a garantire stabilità e continuità alla sua azione di governo, dopo l’esperienza, per tale aspetto, a dir poco, tumultuosa del governo Crocetta; e, al di là della nostra visione politica agli antipodi rispetto alla sua, non possiamo non auspicare ed augurargli, per il bene di tutti i siciliani, che sussista almeno questa pre-condizione, insieme al “valore” dell’antimafia – a detta dello stesso Musumeci – “pre-requisito e impegno per tutti” .
Suscita, tuttavia, fondate e preoccupanti perplessità quanto ha opportunamente osservato Claudio Fava a proposito del neo-presidente: “Non ha avuto la capacità di pretendere il controllo sulle sue liste. Attorno a lui ho visto rianimarsi antichi appetiti”; e quanto già emerso dalle prime significative dichiarazioni provenienti sia da Forza Italia, sia da Popolari e Autonomisti, circa il contributo “decisivo” delle loro liste al successo della coalizione, aprendosi, così, la questione dell’ effettiva autonomia di Musumeci : chi e quanto peserà sulle sue scelte, già a partire dalla composizione della Giunta? Chi e quali gruppi di potere detteranno l’agenda politica, orientandola verso interessi (legittimi?) consolidati? Quale spazio di reale indipendenza avrà la forza di ritagliarsi il neo eletto Presidente? Possiamo correre il rischio di assistere, ad un’operazione di perbenismo “di facciata”, che assuma i tratti del galantuomo Musumeci, rimanendo le reali leve del potere in mano a ben celati “utilizzatori” finali?
Il Movimento 5Stelle, al di là di quanto potesse essere prevedibile, ha raccolto il consenso più ampio in termini di voti anche se non è riuscito a raggiungere l’obiettivo dichiarato del governo della Regione, restando, alla fine, vittima, paradossalmente, proprio del suo stesso “messaggio” che ne ha fatto la sua forza, la protesta “antipartitica” e anti-sistema fino alla più radicale delegittimazione della politica, che ha indotto tantissimi cittadini- certamente non come unica motivazione- a non andare a votare. Delegittimazione che, dispiace sottolinearlo, è apparsa inaccettabilmente arrogante e affatto rispettosa dei cittadini nel momento in cui lo stesso Di Maio, che forse mostra già i primi segni del “virus da leader”, ha dichiarato che “ il PD non rappresenta più nessuno”, a fronte di 250.000 (!) siciliani che hanno votato PD. Valgono solo quanti votano 5Stelle? Quale idea (se ce l’ha?) di democrazia rappresentativa ha in testa Di Maio? Per tornare al nostro discorso, si tratterà, ora, di vedere come tale consenso sarà utilizzato per un’efficace opposizione, tenendo conto di quanto ha sottolineato Claudio Fava: “Usciamo da cinque anni in cui, non me ne vogliano gli amici dei Cinque Stelle, segni visibili, forti, consistenti, solidi di opposizione ne sono arrivati pochi”. In che cosa abbia inciso realmente l’azione dei 5Stelle nella passata legislatura regionale sarebbe tutto da valutare. Il Movimento, con una presenza ancor più consistente nel Parlamento regionale, ha quest’altra occasione da sfruttare e da non vanificare per incompetenza e inconcludenza, caratteristiche emerse quando è stato chiamato a governare, vedi, appunto, il caso di Bagheria.
Il voto siciliano ha ulteriormente evidenziato la grave e preoccupante crisi del PD, a guida e linea politica dettata da Matteo Renzi. E tuttavia, come al solito, al rinnovarsi di una sconfitta politica, invece di aprire una seria e approfondita auto-analisi, questo PD e questo PD siciliano, non ha trovato altra soluzione, almeno al momento, di addossare le responsabilità del fallimento solo ed esclusivamente agli “altri”.
In primis, a Claudio Fava e alla Sinistra, che hanno deciso di concorrere in totale autonomia, secondo i dirigenti del PD per “fare guerra” a Renzi e fare vincere le Destre, tanto che Fava ha tenuto a sottolineare che, durante la campagna elettorale, “..da siciliani non abbiamo gradito questo modo esasperante ed esasperato con cui i dirigenti del partito democratico hanno proposto un solo punto che era quello di non votare Claudio Fava” ; a Leoluca Orlando, che ha “imposto” il candidato sbagliato e non lo ha adeguatamente sostenuto, il quale ha duramente replicato rigettando le responsabilità agli esponenti locali del PD che “..hanno preferito giocare una partita personale e riconfermare la posizione che avevano. Insomma, volevano garantirsi la rielezione invece di favorire la coalizione” ; fino al Presidente del Senato Grasso, reo, a detta del Faraone siciliano, di non avere avuto il coraggio assumere in prima persona la candidatura ma che ha replicato all’ “accusa” con un lapidario ed esaustivo commento, al quale nulla si può togliere o aggiungere, definendola una “..patetica scusa, utile solo ad impedire altre e più approfondite riflessioni”.
Ci chiediamo, con forte preoccupazione e pochissime speranze, al momento, se questo PD, nazionale e siciliano, avrà la capacità politica e il coraggio etico, per il bene della stessa democrazia, di rimettere in discussione se stesso, sconfessando, intanto, “la calamità istituzionale del modello Crocetta”(Orlando dixit), ammettendo di avere sbagliato candidato presidente, alleati e campagna elettorale, di avere snaturato la sua identità di partito di centrosinistra, diventata una pura e semplice etichetta che nasconde in realtà senza riuscirvi, una identità di centrodestra a cui si è assimilato per programmi e scelte politiche, visto il risultato ottenuto, che se, sostanzialmente, riconferma i consensi di cinque anni fa appare, proprio per questo, dopo cinque anni di suo governo, fortemente deludente rispetto alle aspettative; e visto l’effetto del gravissimo astensionismo che ha concorso a provocare.
Non possiamo non concordare con quanto ha affermato Roberto Speranza: “Senza un radicale cambiamento e senza una nuova consapevolezza degli errori fatti negli ultimi anni dal gruppo dirigente renziano, ciò che è accaduto in Sicilia….sarà destinato a ripetersi a livello nazionale”.
Ecco perché per rilanciare le ragioni di un mondo valoriale di Sinistra è stato opportuna e, alla luce degli esiti elettorali, necessaria e indispensabile, la candidatura di Claudio Fava alla testa di una lista unitaria della Sinistra, come punto di ripartenza, come riavvio di un percorso alternativo ai modi e ai metodi di fare politica di “sinistra” dell’attuale PD, unico responsabile e causa determinante della fuoriuscita dei rappresentanti di una diversa linea politica che non “snaturasse” l’identità del Partito democratico, cancellandone una fondamentale “anima”.
E se dobbiamo prendere atto che il risultato sperato nelle aspettative non è stato raggiunto per diverse cause concorrenti, sulle quali sarà opportuno riflettere (un’organizzazione di base poco consolidata, i tempi molto ristretti della campagna elettorale, la preconcetta ostilità del PD…) è pur vero che, come titola il giornale “laRepubblica”, non certo “tenero” in alcuni commenti trancianti (“Centrosinistra e sinistra, nell’isola si confermano irrilevanti”; “…brutta performance nell’Isola..”; “..tracollo di questa parte politica”): “Fava riporta la Sinistra a Palazzo dei Normanni”; insieme alla novità di una più ampia lista unitaria che, intanto, ha raddoppiato i consensi in percentuale rispetto alla Lista Sel-Verdi del 2012, e che può costituire un buon presupposto, a livello sia regionale sia nazionale, per avviare una nuova stagione di incontro, di confronto e di collaborazione costruttivi in preparazione della scadenza elettorale nazionale.
Fava ha chiarito bene quale sarà il suo ruolo all’interno del Parlamento Regionale: “Credo che ci sia molto lavoro da fare e credo che ci sia da rifondare una qualità diversa di opposizione all’Ars….noi pensiamo che la funzione di opposizione è anche una funzione di governo, nel senso che vuole governare alcuni processi politici, vuole-come vorremmo fare noi- portare fuori dall’Assemblea regionale alcune vertenze e restituirle alla comunità siciliana. In una competizione con 12 liste avere un nostro ruolo, una nostra funzione e una nostra presenza ci riempie d’orgoglio”.
Anche a Bagheria, con la presenza dell’ MDP, la Sinistra c’è e costituisce un sicuro punto di riferimento per iscritti e non iscritti. E’ altrettanto da sottolineare e ricordare a tutti noi che il nostro dovere di cittadini sostenitori di questa Lista , non si può concludere con la fine dell’impegno elettorale ma deve continuare con la stessa passione e la stessa responsabilità sul territorio, in sintonia e in collaborazione con il nostro deputato che si fa referente di riferimento delle istanze che dal territorio emergono e che, tramite la sua azione politica, ad esso possono ritornare in termini di concreta progettualità e operatività per il bene comune di tutta la polis bagherese.
Una breve notazione conclusiva, infine, non perché il fenomeno non sia importante, tutt’altro, circa l’astensionismo, che anche in questa tornata elettorale ha fatto registrare livelli impressionanti.
Si richiede con urgenza, finché si è ancora in tempo, una sempre più consapevole attenzione, in particolare da parte di tutte le forze politiche, nei confronti di chi, per motivazioni diverse, per scelta personale, per indifferenza e disinteresse alla cosa pubblica, per limitate risorse culturali, per demotivazioni economiche, non si sente più rappresentato e/o non riesce più a trovare una comprensibile ragione di senso nella politica, nei suoi metodi e nei suoi linguaggi.
Anche ad una semplice valutazione non può sfuggire che una sempre minore partecipazione all’esercizio della democrazia non può che provocare una sempre maggiore disaffezione ad essa, che, invece, non è un “acquisto per sempre” ma che da tutti deve essere curata, alimentata, promossa e fatta maturare, specialmente tra le generazioni più giovani, a garanzia e tutela della libertà e della “sovranità” di tutti, al presente e al futuro.
Manlio Schiavo, componente del Comitato bagherese a sostegno della Lista Fava Presidente-Cento Passi per la Sicilia