Bagheria, 30 gen. – Un Cosa nostra capace di riorganizzarsi, in grado di tenere contatti con gli altri mandamenti e con Matteo Messina Denaro. Una mafia, dunque, vitale e dinamica, nonostante i colpi subiti. E’ quello che emerge dall’importante operazione del carabinieri del comando provinciale di Palermo scattata Bagheria, e che conferma l’allarme lanciato sabato scorso all’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Tra i fermati i nipoti del boss di BagheriaGiuseppe Scaduto arrestato il 30 ottobre 2017. “Oggi viene colpito – sottolinea il comandante Antonio Di Stasio – quello che possiamo definire il processo di sostituzione di capi o affiliati storici con nuove generazioni di criminali, figli di capi appartenenti a famiglie influenti di Cosa nostra”.
Dopo il recente arresto, a Palermo, di Giuseppe Biondino, figlio dell’autista e uomo di fiducia di Toto’ Riina, e’ stato oggi fermato, infatti, Paolo Liga. Insomma, dopo i blitz a Borgo Vecchio, Santa Maria di Gesu’ e nei quartieri di Resuttana e San Lorenzo, si colpisce ancora il mandamento di Bagheria, strategico negli equilibri dell’organizzazione.
Giuseppe Scaduto, cosi’ come Caporrimo, capo mandamento di San Lorenzo, aveva tentato di riorganizzare la commissione provinciale di cosa nostra. E Liga era costantemente in contatto diretto con i vertici del mandamento, ne custodiva e gestiva l’arsenale insieme ad altri indagati tra cui Salvatore Farina, composto da pistole, fucili e mitragliette con matricola abrasa; e aveva la funzione di agevolare i contatti con Cosa nostra palermitana e trapanese, compreso il boss latitante Matteo Messina Denaro.
Implacabile la regola del ‘pizzo’: le estorsioni erano applicate a tappeto, come accertato dalle indagini culminate nei sei fermi, coinvolgendo anche Giuseppe Sanzone e Rosaria Maria Liga, sorella di Paolo: la donna aveva un ruolo attivo nella raccolta illegale del denaro destinato, in quel momento, anche a finanziare la latitanza del fratello sfuggito nel novembre 2015 alla cattura.
Liga era molto attivo nella gestione diretta delle attivita’ estorsive ai danni degli operatori commerciali della zona, coordinandosi costantemente con altri altri affiliati arrestati nell’operazione, i fratelli Claudio e Riccardo De Lisi, a lui gerarchicamente sottoposti.
Le risultanze investigative piu’ recenti, hanno permesso, inoltre, di definire suoi profili di responsabilita’ nella commissione di un’estorsione ai danni di un intermediario finanziario di Bagheria, costretto a cedere la propria auto, a fronte della pretesa di 50.000 euro.
L’operazione evidenzia quindi, per Di Stasio “come la pratica dell’estorsione continui a caratterizzare l’attivita’ di cosa nostra palermitana e, seppure si registri una costante diminuzione della connessa remunerativita’, resta comunque un processo parassitario di controllo delle famiglie mafiose sul territorio”.
Al contempo viene fuori “il crescente contributo di quei commercianti e imprenditori che trovano il coraggio di denunciare il pagamento del pizzo”.
(agenzia AGI – Mrg 301136 GEN 18 NNN)